GUARDATI DALL’ACQUA CHETA
Il 19 luglio è una giornata calda e cogliamo l’occasione per spostarci ai Gorgoni. Partiamo tutti con l’auto di Filippo e ci spostiamo in Romagna. Ai Gorgoni ci arrivi pochi chilometri dopo San Benedetto in Alpe. Qui scorre il Montone e proprio dentro le sue acque andiamo a fare il bagno. I Gorgoni sono vasche naturali, alcune anche molto profonde che ti permettono di avere una particolare piscina nel fiume; non si vedono dalla strada e devi sapere dove sono.
Durante la giornata Filippo mi racconta una prima storia legata ai luoghi dell’Acquacheta: la fiera dei Poggi. Alla fiera dei Poggi essendo una festa che si svolge sulla cresta del monte, ci arrivi da entrambi i versanti, quello romagnolo e quello toscano. Viene fatta sempre l’ultimo fine settimana di agosto e pare che ci venisse spesso Giovanni Fattori; Filippo è quasi convinto del fatto che il “mercato del bestiame a San Godenzo” si ispiri alla fiera dei Poggi.
La valle dell’Acquacheta contiene altre storie e il racconto di Dante Alighieri alla fine è solo quello che è più risonante. Acquacheta, fiume che perde il suo nome pochi chilometri dalla sua sorgente e che si inserisce nel Lavane, che poi confluisce nel Montone. Il 21 luglio torno sui miei passi con Marco. Filippo mi ha detto il sentiero che da San Benedetto porta alla cascata ricordandomi di mettere scarpe alte perché è facile slogarsi le caviglie. Il Mulino dei Romiti, la piana dei Romiti: tutto richiama a luoghi difficili da raggiungere, lontani, immersi fra acqua, legno e terra. La piana dei Romiti è un crocevia, cartelli che ti indicano altri luoghi, altri sentieri lungo il crinale. La mappa esposta nel luogo ti spiega che i ruderi presenti appartengono ad abitazioni abbandonate durante la prima metà del 1900, quando diventava complicato vivere quassù. E poi c’è stata la guerra: qui il fronte ha battuto forte e dopo le montagne hanno cominciato a spopolarsi. Fra tutte le possibili indicazioni che trovi nella piana dei Rominiti manca un cartello: quello per Pianbaruccioli. Quando chiedo a Filippo se sa niente della storia della comune di Pianba, all’inizio non sa darmi molte informazioni. Chiedo se ha sentito parlare degli Zappatori senza padrone. La storia degli “zappatori senza padrone” pare essere uscita magicamente da chissà quale alchimia combinatasi per caso. I nomi sono importanti in questa storia dell’Acquacheta. I nomi cambiano i luoghi e la toponomastica appare in natura slabbrata, fantasiosa, sicuramente meno codificata rispetto alla città. Parlando con Filippo esce il nome di Enka, il pistoiese…che a Pianba c’ha vissuto. Vengo così a sapere che Filippo l’ha conosciuto e che ancora oggi Enka è considerato tra i fondatori dei maggiaioli di San Godenzo. I nomi sono importanti e i proverbi esemplificano concetti essenziali per la vita di comunità.
L’Acquacheta rovina i ponti e il 29 gennaio del 1908 decreta anche la nascita del teatro fiorentino moderno, l’Acquacheta del Novelli, che musicata da Giuseppe Pietri oggi è un’operetta.